Inutile usare la scusa della salute, noi ragazze ci mettiamo a dieta per diventare magre, magrissime. Possiamo raccontarcela fino alla disidratazione, ma il culo della Belén Rodriguez ci piace e vorremmo fosse così anche il nostro. E nonostante i molteplici tentativi di nascondere una sana invidia, che vanno dal più gettonato “è tutta rifatta”, al più intenso “vorrei vedere facesse la vita che faccio io tutti i giorni, come sarebbe!”, i travasi di bile si sprecano ad ogni foto culallaria su Instagram o imbattendosi in una qualsiasi pubblicità con lei protagonista.
La perfezione ci pungola continuamente
Non siamo cattive, ci disegnano male. Siamo costantemente pungolate, da questo prototipo di donna perfetta, senza un filo di cellulite, senza una smagliatura, che partorisce e dopo una settimana, torna ancora più magra proprio come la Belen e vogliamo essere uguali.
Così costringiamo l’organismo in diete al limite del ricovero, usiamo metodi semi-miracolosi, che “basta bere questo bibitone 4 volte al giorno e perdi 10 kg in un mese”, passiamo ore in palestra a spaccarci di esercizi. Al 30° giorno, ormai borderline, in un misto di tristezza e isterismo (come se il ciclo non fosse sufficiente a minare la stabilità mentale), cediamo alla tentazione del gelato dopo la pizza, un drink con le amiche e ritorniamo a rimpinzarci di schifezze.
Il periodo preferito per queste punizioni (perché di questo si tratta), è quello che va da febbraio/marzo, fino a giugno/luglio, insomma, prima delle ferie. E mica si può andare in spiaggia senza brasiliana! Ma poi ci piacciono tanto, i top senza spalline belli aderenti e si sa, la pancia in bellavista non è fine; poi vogliamo dimenticare i vestitini corti, quelli che metti in qualsiasi valigia, oppure il tubino evergreen? Non sia mai detto!
Non c’è scampo, la ciccia va eliminata.
Abbiamo bisogno di sentirci parte del branco
Vorremmo fortemente stringere una tacita sorellanza con la Belèn, vorremmo anche noi (forse) gli haters come i suoi, che scrivono cattiverie, solo perché non possono averla o somigliarle.
Sappiamo bene, che tutto dipende da un istinto primordiale: la continua ricerca di accettazione, di benevolenza dal branco, perché vogliamo e dobbiamo farne parte.
Nulla possono cultura, ironia o altre fantastiche qualità, tutto diventa un dettaglio irrilevante. E se poi un uomo (non necessariamente il nostro) strabuzza gli occhi davanti alla meravigliosa gaucha, parte l’embolo e ciao! E che la forza di Dukan sia con noi.
Ci sono dentro fino al collo anche io. Ça va sans dire.
Da questa ossessione, si può guarire
La notizia bomba è: si può guarire.
Con calma e molta pazienza.
Bisogna raggiungere un livello di consapevolezza che definirei Nirvana, la piena pace dei sensi. Le fasi da superare per raggiungere la pace assoluta passano dalla depressione post-abbuffata, al ‘chissenefrega’, alla rassegnata sopportazione della propria immagine allo specchio, fino al piacersi con difetti e imperfezioni, distribuiti in ordine sparso. Con il tempo, elaborando e lasciandoci assorbire dalla vita, scopriremo che una piccola maniglia dell’amore, per molte persone, è l’opzione preferita alle costole da passeggio.
Solo a quel punto, saremo pronte ad innamorarci di noi stesse, sapremo prenderci cura del nostro corpo in modo sano. Capiremo di essere abbastanza per noi, ma anche per gli altri. Sarà più facile vedere la perfezione in una taglia 44 (e scusami Nigel ma non sarà mai la nuova 52 per noi! – n.d.r. se non avete visto “Il diavolo veste Prada”, fatelo!) e l’alga Guam, potrà riposare serena sui fondali bretoni.
Che poi secondo me, anche la Belèn con qualche difetto, avrà pur dovuto combattere. Non posso credere non sia una di noi!
Penseremo a questo alla prossima apparizione (mistica) in tv, e la sua lordosi lombare cronica, ci strapperà un sorriso e ci farà pure tenerezza.