Una delle serie TV che ho amato di più, nella mia lunghissima lista, è stata sicuramente Sex and the city. Rimango imbambolata davanti le immagini di questo mondo patinato, pieno di outfits chiccosissimi, storie d’amore a lieto fine, tra le mura dell’unica città americana capace di stuzzicare la mia curiosità, New York. La serie, durata 6 stagioni e tratta dall’omonimo libro di Candace Bushnell, ha colto nel segno e ne sono prova i 2 film campioni di incasso, ma soprattutto l’attesa fervente per il terzo che pare (purtroppo) non verrà girato per mancati accordi della Samantona interpretato dalla splendida attrice Kim Cattrall, con la produzione.
Impossibile non imbattersi in qualche replica, dalla prima all’ultima puntata, più o meno a qualsiasi ora e su diversi canali perché funziona, piace, a dispetto del passaggio del fiacchissimo prequel “The Carrie Diaries” che in comune con l’originale ha solo il nome della protagonista o l’arrivo di nuove serie.
Trucco e parrucco perfetti, New York, storie d’amore e cocktail esclusivi
Queste donne più o meno normali dal ceto medio in poi, con impieghi invidiatissimi e appartamenti da sogno, vivono storie di occasionale sesso sfrenato, con un numero indefinito di partner, senza mai sentirsi bersaglio di giudizi mediamente maschilisti, nemmeno un accenno di sbavatura di rossetto o un abito sgualcito, cullate da fiumi di alcool (il Cosmopolitan cocktail è diventato famoso ai più, perché il preferito dalle ragazze!) fino alla conquista dell’uomo semi-perfetto o dell’assoluta indipendenza sentimentale.
Lo sfondo newyorkese sicuramente conquista, viene voglia di prendere l’aereo e vedere se davvero questi posti bellissimi inquadrati magistralmente dai registi, esistono davvero. Quei caffè per strada, i locali lussuosissimi, Central Park e Broadway. Vorremmo sentire lo stesso amore sfrenato e più volte dichiarato, soprattutto da Carrie, anche per la nostra città.
Cos’hanno in comune con noi queste creature prive di qualsiasi tipo di inestetismo cutaneo o meglio, dai capelli perfetti che tengono piega e trucco perfetti ad ogni ora del giorno e della notte? Pare nulla e invece no.
Ci si identifica e si sogna molto con Sex and the city. Certo, proviamo una certa invidia per gioielli, vestiti, accessori e quell’abilità nell’essere assolutamente splendide anche appena sveglie, dopo una giornata in ufficio o dopo una seduta in palestra.
Riflettendo però, non è solo l’apparenza che rapisce. Sono le storie d’amore che inchiodano allo schermo perché tutto sommato, sono comuni rapporti di coppia ben conditi di gioie, dolori, drammi, risate, per di più a lieto fine. Pure quella di Samantha ci incanta, quando all’uomo perfetto preferisce se stessa, l’unico vero grande amore della sua vita.
Ma poi, chi di noi non ha avuto un Mr. Big? Magari non proprio un imprenditore affascinante e brillante, ma un più abbordabile impiegato, che ci avrà fatto pregare in cinese antico per una cena a lume di candela o un semplice panino al chioschetto sotto casa e sarà stato causa di gastriti e ulcere peptiche, in attesa di un “ti amo” stretto tra i denti, per giunta.
Chi come le 4 anime gemelle, come si definiscono, non ha sperimentato almeno una o tutte le diverse sfaccettature tipiche del bipolarismo femminile, con tanto di sfuriate, pianti isterici, sorprese meravigliose all’innamorato, mega abbuffate, lunghe telefonate alle amiche, grandi slanci materni e tutto il pacchetto completo nel rapporto con un uomo o una donna (sì, la Sam sperimenta anche quello!)?
Inconsciamente ma non troppo, si fanno paragoni con le storie vissute nella realtà, si cercano conferme e una sorta di supporto morale per essere certe di aver preso, finalmente, la giusta decisione. E non parliamo poi del patto di amicizia/sorellanza tra le ragazze, uno dei punti focali di Sex and the city, senza ombra di dubbio.
Identificazione la parola chiave del successo di Sex and the city
Si potrebbe poi discutere a lungo anche sul possibile, ma indefinibile stampo femminista e/o antifemminista della serie. Queste creature vivono la completa libertà sessuale, parlano di aborto e piena coscienza del proprio corpo, portano alta la bandiera dell’indipendenza economica dagli uomini, sacrificano parte della loro vita per la carriera, salvo poi ripiegare su un appartamento a Brooklyn piuttosto che un monolocale a Manhattan per la famiglia o rinunciare alla lanciatissima carriera da scrittrice, per volare a Parigi seguendo un Baryšnikov versione scultore di opere luminose.
Cose normali.
L’unica differenza con il mondo vero, è la cornice o almeno così pare. Loro con il flûte di Dom Pérignon fresco, noi con una Bière du Démon bevuta a canna, ovviamente. Non importa se non le vedremo mai lavare un piatto o indossare di creazioni di Zara e Tezenis, piuttosto che le meraviglie di Manolo Blahnik o Dolce & Gabbana. Le perdoniamo sempre perché non sono come noi, ma noi ci sentiamo come loro. Tutti i giorni o uno soltanto.
È questa la chiave: Carrie, Charlotte, Samantha e Miranda, siamo noi. Pensate anche voi la stessa cosa?